Fra i grandi campioni che ho incontrato in tutte le federazioni internazionali di karate, il kumite sportivo nasconde sempre delle caratteristiche comuni a tutti i migliori competitors.
Ho deciso di rivelarvi quattro segreti che accomunano i grandi campioni di tutti i tempi, e vi assicuro, che dopo aver letto questo articolo, il vostro modo di combattere, non sarà più lo stesso.
Prima però, stabiliamo cosa sia, e da dove provenga, il kumite sportivo.
Negli anni 60, è arrivato in Italia questo strano sport, portato da uomini con gli occhi a mandarla vestiti con uno strano pigiamino bianco.
Sebbene sul quadrato – quattro righe di scotch che si intersecano sul parquet, non c’erano ancora i tatami- se le dessero di santa ragione, in quello sport da combattimento chiamato kumite, vigeva la regola del rispetto sacrosanto per l’inviolabile corpo dell’avversario, la cui vita, andava tutelata sopra ogni altra cosa.
In questo sport (che è anche un’arte marziale e uno stile di vita), il k.o. non era il fine ultimo del combattimento (anche se a quel tempo veniva ampiamente contemplato).
L’obbiettivo del kumite era quello di portare con un colpo ( possibilmente risolutore ) al bersaglio, prima che l’avversario facesse altrettanto.
Sin dal suo esordio, le prime regole per essere un asso nel kumite sono state:
#1 LA VELOCITA’ PRIMA DELLA POTENZA.
e
#2 IL CONTROLLO SOPRA LA VELOCITA’.
Una domanda che viene posta spesso nei dojo è la seguente – Perchè saltelliamo? –
E’ una grande domanda, ma se ti trovi in un McDojo’s vedrai i tuoi istruttori nascondersi sotto i tatami, rispondere -ehmm… devo andare un attimo in bagno te lo dico dopo – , oppure – si fa così, e basta . -.
In realtà noi saltelliamo proprio per aumentare il più possibile la velocità con cui vengono portate le tecniche di attacco e di difesa, cercando di utilizzare i potenti muscoli delle gambe come delle gigantesche molle, sfruttando quello che viene chiamato riflesso miotatico, ovvero, il riflesso nervoso che si genera dallo stiramento dei muscolare.
Se ancora non sei ferrato nella teoria della preparazione atletica, ti basta sapere che i muscoli sono come delle molle, che quando vengono allungate velocemente e poi contratte esprimono una super velocità.
Durante la fase di “atterraggio”, i muscoli subiscono un microstiramento, che darà alla tua partenza uno sprint extra. Tutto questo a discapito della potenza.
(In fisica, la potenza è P = (F x s) / t ovvero, forza – espressa in kg – per lo spostamento diviso il tempo. La potenza di un pugno con i piedi non saldi al terreno diminuisce in quanto parte del peso che il pugno si porta appresso al momento dell’impatto torna a scaricarsi al suolo, anziché sul bersaglio).
Quindi saltelliamo proprio a causa della prima regola del kumite: LA VELOCITA’ PRIMA DELLA POTENZA.
Però è anche vero che non saltelliamo sempre. Perchè?
Beh, vedi, quando saltelli, nella fase di atterraggio puoi utilizzare una SUPERVELOCITA’, ma è anche vero che nella fase aerea ti trovi con dei punti morti, dove per riprendere immediatamente gli appoggi, nel caso di un attaccato improvviso, impiegherai qualche decimo di secondo in più.
Quindi, in certe situazioni, alcuni atleti cercano di mantenere il contatto con il suolo, per sfruttare quei decimi di secondo, penetrando in quei tempi morti, rompendo la distanza fra te e me.
Un’altra caratteristica comune a tutti i grandi campioni è l’assetto.
Che cos’è l’assetto?
La giusta distribuzione dei pesi, nonché la posizione idonea dei segmenti corporei, che impedisce all’atleta di subire gli effetti dell’attacco avversario – nonché consente di eseguire un’azione offensiva nel modo più efficiente possibile.
Sembra una definizione data dalla federazione di karate che prende parte al circuito del coni, invece è la mia definizione di assetto.
Da questa definizione si nota subito una cosa:
#3 LA POSIZIONE DI ASSETTO CAMBIA CONTINUAMENTE
e può essere assai diversa a seconda delle situazioni. Come in una macchina di formula uno, l’assetto è la risultante dei pesi e della posizione del teleaio, ma questa volta anziché essere un qualcosa di statico, è una conseguenza dinamica.
I grandi atleti, variano continuamente la loro posizione di assetto in base alle situazioni che si presentano in un combattimento.
Quando esegui una schivata, fai in modo che immediatamente i tuoi piedi e la distribuzione dei pesi del tuo corpo sia tale da permetterti di continuare il combattimento senza ostacoli, e di poter eseguire un’azione offensiva in un lampo.
Esiste anche un altro tipo di assetto, potremmo chiamarlo “assetto mentale”.
Quando combatti infatti, la tua mente si trova “modalità di attacco”, oppure in “modalità difensiva”. Proprio durante gli spostamenti di cui parlavamo sopra, cambiano le situazioni, al cambiare delle situazioni devi essere pronto a cambiare il tuo assetto mentale.
Non hai due secondi di tempo.
Nel kumite tutto è superveloce, per cui:
#4 L’ASSETTO MENTALE DEL KUMITE MUTA IN POCHI DECIMI DI SECONDI.
Ma c’è ancora qualche altro trucchetto…
Tieni d’occhio i prossimi articoli…
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